Luminanza #1 / Holly & Benji – Quei mangiarape degli Shimada e l’acquitrino infernale

# Episodi, momenti, canzoni e tutto ciò che sa sovrapporsi all’interno d’un opera, Luminanza come istantanea fulgida che sa rappresentare qualsiasi opera d’intrattenimento che non è mai stata solo intrattenimento ma anche squarci, guizzi, intuizioni improvvise lasciate lì a zizzagare. Oppure semplicemente momenti della mia vita davanti a uno schermo che ho reputato importanti ma che al di fuori della mia zona di confort nessuno ha mai considerato, quindi (brevi) cazzate. #

PREMESSA: Non si parleranno di campi da gioco lunghi Km, palle ovali, terreno rotondeggiante, e partite che durano settimane. E’ roba che ha fatto il suo tempo, divertente il giusto.

Ho sempre stimato Oliver Hutton (scritto senza H sui tabelloni durante la serie) perché tra tutti i protagonisti finti dementi funzionali è colui che ha meno fronzoli in testa per tutta la sua storia, supportato anche da un lessico tra i più limitati di sempre. Per lui i dogma sono:

– Andare in Brasile.

– La palla come amico.

– Roberto Sedinho.

Non ha molti altri concetti e pensieri vari, è un Goku in salsa sportiva, molto lontano da personaggi giappo-sportivi ben più caratterizzati alla Rocky Joe, però è attorno a questa sua spensieratezza che gravita lo spirito di Holly & Benji e che ancora oggi più che mai lo rende vitale, divertente e commovente da seguire.

Il trascorso recente dice che lo sto seguendo, a trent’anni, la mattina in Tv verso le Otto, e quando mi perdo una puntata la Yamato viene in soccorso con tutte le puntate su Youtube. Il tutto poi è coinciso con un mondiale di calcio dove L’Italia non ha partecipato dopo mezzo secolo, e quindi quello spirito di frenesia tipico della manifestazione, per come siamo abituati, non c’è stato.  Il trascorso passato parla di merendina, succo di frutta in tetrapack, poltrona ed episodio di Holly & Benji  in primavera inoltrata e poi farsi trascinare per galvanizzante inerzia emulativa con gli amici fuori sul prato a giocare a calcio, in una sorta di rigoroso rito semi-ecclesiastico ormai unanime per tutta la generazione cresciuta tra il 1986 al 1998, e per chi si poteva permettere, appunto, della spensieratezza.

Ora in entrambi i casi c’è una fase della storia dell’anime che mi sgretola il cuore dalla tenerezza: La Gazzarra acquatica contro la Shimada.

Genesi: Presi a pernacchie alla vigilia dall’appena assemblata New Team, rappresentativa della città di Fujisawa, lo Shimada piazza incredibilmente una semifinale regionale solida, fatta di marcature attente e contropiede secco per compensare l’assenza di talento, e schiaffano a tre quarti di partita un 2-0 beffardo sfruttando pure l’assenza dall’altra parte del campo del fenomeno coi guanti Benji Price, sostituito da Alan Crockett(a), e un certo nervosismo avversario che s’amplifica con l’arrivo d’un acquazzone che limita il controllo di palla favorendo i metodi da muratori dello Shimada. Poi succede che Oliver, come la polizia italiana di serie b, s’incazza. Inizia a comprendere meglio il gioco da fare attorno a sé e s’impadronisce della manovra della sua squadra, portando in poco tempo al pareggio la NewTeam.  Qui succede il fatto. I giocatori della Shimada, che fino ad allora avevano adottato una filosofia di calcio speculativa e guardinga, si guardano tra le palle degli occhi e decidono per una svolta clamorosa, giocare d’ora in poi in attacco di massa. Le motivazioni sono plurime e un po’ opinabili e incomprensibili (i tempi supplementari) però delineano una volontà di orgoglio in cui rimembrano i momenti in cui insieme si sono preparati al campionato tra difficoltà, ma pure tra le gioie di allenarsi insieme, vivere insieme, e CUCINARE insieme e qui scena memorabile dove alcuni di loro, per rassodare il fatto che siano degli scappati di casa, si mettono a spiaccicarsi le uova in fronte. E’ un momento tenero che sfocia dopo una partita thrilling e che avrà nefaste ma inevitabili (al fine della storia) conseguenze. All’arrembaggio con gazzarra disumana la Shimada riesce ad avere una occasione d’oro davanti alla porta della NewTeam e qui Alan Crocketta, che per tutta la partita ha svolto il ruolo di scemo del villaggio causa la pressione di sostituire Benji, s’inventa una parata con presa da manuale e rilancia in contropiede Oliver che con destro secco consegna la vittoria alla NewTeam.

C’è un deja-vù gigantesco proprio con il Giappone al mondiale di Russia 2018, in sorprendente vantaggio di due reti a zero contro il Belgio a secondo tempo inoltrato si faranno poi rimontare dalla talentuosa compagine europea e a pochi secondi dal termine Honda s’incarica di battere una punizione dalla trequarti. L’ossigenato giapponese sceglie la botta in porta e portiere belga rimedia in calcio d’angolo, e da lì ci stava tutto il tempo per aspettare i supplementari sfoderando della melina con scadenza breve, mentre invece il sol levante si mantiene tale, il calcio d’angolo viene calciato dritto nelle braccia del portiere avversario che rimette rapidamente la palla in gioco per il contropiede avversario.

L’immagine che darà però ulteriore altro lustro alla partita e che porta a pensare alla combricola dello Shimada è lo spogliatoio pulito che i giapponesi, affranti dalla beffa, lasceranno comunque a fine partita tutti insieme. Ora c’è chi ha notato un analogia simile e per certi versi altrettanto beffarda, ma non fedele quanto la sfiga dolce e dignitosa dei bimbi dello Shimada, che da li in poi non ritorneranno più nella serie. Non è scontato l’atteggiamento di attaccare dopo aver subito un pareggio, a quanto ne so in campionati di Serie B e addirittura di A ci sono partite e tornei dove in situazioni analoghe si preferisce continuare a difendere e portare il risultato fino ai rigori (Russia – Spagna dello stesso mondiale), perciò qui e per tutta la serie di  Yōichi Takahashi si metterà in risalto lo spirito del divertimento e dello spettacolo, concetti come la melina, l’aggressività e le scorrettezze verranno ritratte e stigmatizzate senza troppe banalità ma anzi con un certo raziocinio di chi sa parlare e raffigurare il gioco del calcio.

Ci sono molti personaggi secondari come il collettivo Shimada che presenziano in molte serie tv e anime giapponesi con un destino transitorio simile, ma che spesso sanno essere più rappresentativi e di valore dei protagonisti stessi, spesso destinati a essere spremuti all’inverosimile e creando saghe interminabili; ecco la prima stagione di fine elementare di Oliver Hutton dovrebbe rimanere cristallizzata come la migliore per spirito d’amicizia, positività, e leggerezza. Riguardarla oggi mette anche tristezza perché le concessioni senza fronzoli a una certa età ti riportano a rivivere momenti che non potremmo più rivivere allo stesso modo con la stessa intensa spensieratezza, ma lo spirito di comunione, quell’essere Insieme, quello no, non dovrebbe appassire mai. E’ invece…

 

P.S: E’ obbligatorio, necessario e inevitabile ricordare la vera sigla di Holly & Benji, mande in 1986:

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